Opere   |   Cristo Redentore, ca. 1510/1520

Benedetto Buglioni - Firenze, 1459/1460 - 1521

Cristo Redentore, ca. 1510/1520

Busto in Terracotta, cm. 56 x 50 x 23

Suggested Bibliography:
A. Marquand, Benedetto and Santi Buglioni, Princeton 1921
G. Passavant, Verrocchio. Sculture, pitture e disegni, Venezia 1969;
G. Gentilini, I Della Robbia. La scultura invetriata nel Rinascimento, Florence 1992, II, pp. 390-497; I Della Robbia e l’ “arte nuova” della scultura invetriata, exhibition catalogue (Fiesole) ed. G. Gentilini, Florence 1998, pp. 332-361; L. Lorenzi, Il Maestro del Bigallo e la bottega di Andrea del Verrocchio, in “Ceramica Antica”, 11, 2001, 1, pp. 50-65; P. Helas, Ondulationen zur Christusbüste in Italien (ca. 1460 - 1525), in Kopf / Bild. Die Büste in Mittelalter und Früher Neuzeit, ed. J. Kohl and R. Müller, München - Berlin 2007, pp. 153-209; I Della Robbia. Il dialogo tra le Arti nel Rinascimento, exhibition catalogue (Arezzo) ed. G. Gentilini, Milan 2009, passim.

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Il Redentore appare vitale e pensoso, in una veste dalla foggia semplice animata da virtuose increspature ondulate nei risvolti del manto. Sorprende non poco, alimentando lo spiccato naturalismo vitalistico del soggetto, la finezza della camiciola impreziosita dal ricamo di un cherubino e aperta sul petto, in cui pare come sentirsi il peso del curioso bottone che tira il suo lembo di tessuto, di contro alla parte con l’asola più libera e leggera. Simili dettagli di realistica narrazione trovano del resto riscontro nella plastica che connota i lineamenti e la vivida fisiognomica del Cristo, non issato in posa frontale, ma come nell’atto di volgere lo sguardo alla sua sinistra con un’espressione mite e raccolta, e dalle fattezze del volto contraddistinte da un’eccezionale qualità di modellato, che spicca per l’interpretazione delle sinuose ciocche fluenti, della polita minuzia delle chioccioline della barba, come, inoltre, in assai sensibili dettagli anatomici quali le molli rugosità di fronte, naso e occhi. Tutte peculiarità rimaste tali anche grazie alla buona conservazione che deve aver caratterizzato la storia di questa terracotta, che ancora oggi si presenta pressoché priva di significativi interventi di restauro, fatti salvi alcuni piccoli punti della testa dove, come spesso accade, la devozione potrebbe aver indotto i fedeli a fissarci un nimbo o una corona di spine posticci.


Francesco Ortenzi

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